BIOGRAFIA
Valentina Greggio
«È questione di un secondo. Forse respiro, forse sono in apnea. Sinceramente non l’ho mai capito. È l’attimo in cui ci sono solo io. Tutto quello che devo fare è tenere la posizione, non lasciarmi vincere da quelle forze pazzesche che mi avvolgono e mi spingono. Tenere le gambe ferme, la testa immobile. Essere più forte. Ed è questa l’unica cosa cui penso. Il resto non esiste più».
Valentina Greggio nasce a Verbania il 19/03/1991. Inizia a sciare a 3 anni per seguire il fratello maggiore e subito si fa notare perché amava scappare via dagli allenatori.
Diciamo che nel suo nome non è contenuta la sua indole, perché lenta Valentina non ci è andata mai. All’età di 7 anni inizia a fare gare di sci alpino partecipando a gare FIS, vincendo 2 gare FIS Cittadini e ottenendo il 3° posto al Criterium Mondiale FIS Cittadini.
All’età di 19 anni, su invito dell’attuale allenatore della Squadra Nazionale di Speedski, inizia le prime competizioni in questa specialità. L’anno successivo viene inserita nella Squadra Nazionale e per i primi due anni gareggia nella categoria SDH che prevede l’utilizzo di materiali di serie da discesa libera. In questa categoria vince il titolo Mondiale e il Campionato del Mondo, stabilendo, nel 2013, il nuovo record di velocità a 202,576 Km/h (attualmente ancora suo).
L’anno successivo passa alla massima categoria, la S1 (Speed One) dove è previsto l’utilizzo di materiali specifici per l’aerodinamica. Nel primo anno di categoria si classifica al 2° posto della Coppa del Mondo generale. Nel 2015 vince il titolo Mondiale e la Coppa del Mondo generale.
Per Valentina, per questa giovane maestra di sci che è anche una laureata in Scienze motorie, un’insegnante e una preparatrice atletica di giovani sciatori, la parte più bella della vita è dentro qui. In questa parabola velocissima e discendente.
E dentro qui, nessuna storia: la regina è solo lei. La chiamano Vale Speed. Perché veloce così nessuna sa volare.
Quel giorno di marzo 2016, nella leggendaria pista di Vars, senza nemmeno aspettarselo ha scritto il suo nome nella storia di questo sport…
“Come tutte le sere ho finito gli sci, ho preparato i miei vestiti portafortuna e sono andata a dormire. Io sogno molto e a volte sono sogni premonitori e quella notte ho sognato di fare il record. Al mattino ho spento la sveglia e subito mi è tornato in mente il sogno, così sono corsa alla finestra per vedere le condizioni del meteo. Era una giornata stupenda, e subito ho pensato che se fosse dovuto succedere, quello era il giorno perfetto.
Per scaramanzia non ho detto a nessuno del sogno, e mentre salivo in seggiovia, il mio allenatore mi spiegava che purtroppo due giorni prima avevo rischiato di cadere su quelle onde perché sono molto leggera e per me questo sarebbe stato un limite. Ma mentre lui parlava io continuavo a pensare al sogno e sorridevo senza dire nulla.
Il primo giro, pochi metri sotto la cima, ho deciso di farlo con calma, di essere prudente per valutare le condizioni della pista, ma nonostante questo sono riuscita a raggiungere la velocità di 240 km/h, battendo così il record italiano. Quello per me era già l’obiettivo, però a quel punto non mi bastava più. Sentivo che avrei potuto battere il record del mondo. Negli ultimi istanti che avevo a disposizione ho deciso di seguire il mio istinto.
Per quell’ultima discesa avevo scelto tutto ciò che mi faceva star bene, che mi dava fiducia: i guanti, gli sci e il casco, proprio come nel sogno. Ero in partenza con il sorriso perché ormai sapevo che non avevo più niente da perdere. Ho messo il casco, ho fatto un bel respiro, ho contato fino a tre e via… Sono iniziati così i 20 secondi più lunghi della mia vita. Subito dovevo pensare a mettermi in posizione aerodinamica, dovevo ricordarmi della compressione nel finale, ma soprattutto pensavo, mentre scendevo, ma quanto manca? Erano secondi interminabili. Appena superata la linea di fine pista, ho pensato di non aver battuto il record perché avevo fatto meno fatica rispetto al giro precedente, ma un po’ di speranza ce l’avevo comunque. Quindi mentre frenavo cercavo di guardare oltre la rete per capire qualcosa in più, finché all’ultima curva ho visto la folla esplodere.
Avevo battuto il record del mondo, avevo fatto 247,083 km/h, ero la donna più veloce al mondo”.
If you can dream it, you can do it.